L'inizio della "grande offensiva" fu deciso per l'alba del 24 ottobre con l'attacco della IV Armata nella regione del Grappa, attacco che doveva essere effettuato con il concorso dell'ala sinistra della XII Armata (I Corpo del gen. ETNA) e con l'appoggio dell'artiglieria della VI Armata, la quale, a scopo diversivo, doveva a sua volta eseguire colpi di mano su tutto il proprio fronte, mentre la X avrebbe occupato le Grave di Papadopoli.
La IV Armata era composta del IX Corpo (ton. gen. DE BONO: divisioni 17a, 12a e 18a) schierate a sinistra, del VI Corpo (ton. gen. LOMBARDI: divisioni 22a e 59a) al centro e del XXX Corpo (ton. gen. MONTANARI: divisioni 47a, 80a, 50a e 153a) a destra.
A tutte queste truppe il generale GIARDINO lanciò, la vigilia, il proclama seguente:
"È l'ora della riscossa. È l'ora nostra. I fratelli schiavi aspettano i soldatini del Grappa liberatori! Chi di voi non si sente bruciare di furia e d'amore? Il nemico traballa. È il momento di dargli il tracollo che può essere l'ultimo se glielo date secco. Ognuno di voi valga per dieci e per cento. Il vostro Generale sa che varrete per dieci e per cento. L'Italia vi guarda ed aspetta da ciascuno di voi la liberazione e la vittoria. Soldati miei, avanti!"
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Il nemico si accanisce in modo particolare contro il Monfenera, perché “porta di sbarramento” della riva destra del Piave.
11 novembre 1917 - In rotta dopo lo sfondamento del fronte dell’Alto Isonzo, il resto delle nostre truppe si attestano sul Piave e sul Grappa, validamente sostenuti dai ragazzi della classe 1899. “Qui: la resistenza fino all’ultimo sangue!”
15-19 novembre 1917 - Le divisioni austro-germaniche, ammassate nella conca di Alano, iniziano l’attacco contro il monte Tomba e il Monfenera, col proposito di scendere nella pianura... I loro cinque furiosi attacchi vengono sanguinosamente respinti. La neve, caduta abbondante, era diventata nera per le esplosioni delle bombe e in quei giorni si parlò tanto della “neve nera del Monfenera”.
20 novembre 1917 - Altre quattro ondate di assalti, sostenuti da violentissimi bombardamenti. Lo “sperone” del Monfenera cade tre volte nelle mani del nemico e tre volte viene riconquistato “alla baionetta”.
25 novembre 1917 - Si rinnovano gli attacchi che investono anche i monti contigui, Spinoncia e Solarolo. Nonostante il sacrificio dei soldatini del ‘99 (37° Reggimento Fanteria), questi due monti rimangono in possesso del nemico. In questo giorno i tedeschi fanno uso di gas asfissianti!
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La Primavera del 1918 stava finendo e l'approssimarsi dell'Estate avrebbe portato con sé un ulteriore estremo tentativo da parte delle armate austroungariche di sfondare le difese italiane sul massiccio del Grappa per penetrare nelle valli del Brenta e del Piave e quindi aggirare lo schieramento italiano che correva lungo quest'ultimo fiume.
Il piano delle operazioni austriaco prevedeva l'aggiramento della Cima Grappa, posta al centro del massiccio, puntando a sfondare alle estremità occidentale e orientale del massiccio, più vicine ai due fiumi.
L'attacco sarebbe stato condotto dalla XI armata comandata dal generale Scheuschenstuel, rinforzata da altre truppe e da artiglieria.
Alle ore 3 del 15 giugno incominciò un pesante bombardamento, subito seguito dalla risposta italiana che fu particolarmente efficace sul lato orientale dell'attacco austriaco, che ne risultò indebolito.
Alle 8 del mattino cominciò l'assalto di fanteria e i maggiori successi, visti gli esiti della risposta dell'artiglieria italiana, si ebbero sul versante occidentale del massiccio.
Le cime che costituivano i capisaldi lungo la riva del Brenta, caddero una dopo l'altra, comprese le fortificazioni che sorgevano sul Col Moschin, e le cime circonvicine: il Col del Miglio, il Col Fenilon e il Col Fagheron.
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Dopo la disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) l'arretramento delle truppe italiane sulla linea difensiva del Monte Grappa e del fiume Piave porta la dorsale del Monte Tomba e della Monfenèra in condizione di prima linea.
Alle ore 1.30 del 17 novembre 1917, un battaglione d'assalto austriaco espugna la località di Quero e poi la posizione viene consolidata dal grosso degli Jäger della 50ª divisione. Alle ore 8.00 viene occupata Rocca Cisa e 2400 prigionieri italiani cadono in mano alle fanterie della Bosnia-Erzegòvina e austro-tedesche.
Nella stessa giornata, la 17ª divisione di fanteria italiana è invece costretta ad abbandonare la Conca di Alano e Fenèr, e a ritirarsi sulla dorsale tra Osteria Monfenèra (oggi da Miét), il Doc, Monte Tomba, Monfenèra e Monte La Castella.
La 56ª divisione di fanteria italiana, dovendo coprire l'attacco del giorno 16 contro Monte Fontanasecca, viene arretrata e dislocata lungo il semicerchio che, partendo dal Madàl, passa per Monte Spinoncia, Porte di Salton, Camparona, Monte Medata, Monte Sciarèr, Monte Pallón, i Brendài e Osteria Monfenèra.
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