Sul fianco destro della Caserma Milano si trova l’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele III, in origine la Caserma e la galleria erano comunicanti per mezzo di un cunicolo interno che permetteva il passaggio in tutta sicurezza delle truppe e del personale.
La costruzione della galleria rappresentava quindi un fattore determinante nel tentativo di arrestare l’avanzata Austro Ungarica, la sua costruzione iniziò nel novembre 1917 sul progetto del Colonnello Nicola Gavotti, ufficiale del Genio Militare. Si trattò di un’opera di fortificazione veramente grandiosa, con il suo sviluppo di 5 chilometri interamente in galleria. E’ strutturata su di un corridoio principale, lungo circa 1,5 chilometri, da cui si dipartono numerosi corridoi laterali destinati a ospitare bocche di artiglieria, osservatori e postazioni per mitragliatrici. La galleria, ricavata al di sotto della Cima Grappa, è alta mt. 3 e larga da 1.80 a 2.50 - fu necessario asportare circa 40.000 mt cubi di roccia impiegando 24 perforatrici meccaniche.
Per facilitare eventuali azioni offensive vennero ricavati diversi corridoi di sbocco, attraverso i quali le truppe potevano raggiungere l’esterno con notevole effetto sorpresa, e in tutta sicurezza. La sua costruzione fu portata a termine a tempo di record, e a pieno regime vi potevano essere ospitati 15.000 uomini, dotati di tutti gli apparati tecnici e logistici, oltre a 72 cannoni e circa 70 mitragliatrici in grado di far fuoco su entrambi i versanti della Cima.
Gli approntamenti difensivi della galleria concorsero efficacemente ad assicurarci il possesso dell'imponente massiccio nel corso della seconda e della terza battaglia del Grappa. Accanto all'ingresso della galleria, sorge il cippo ricordo ai Caduti partigiani sul Grappa nel periodo 1943-1945.
Oggi la Galleria Vittorio Emanuele III è visitabile per metà della sua lunghezza, circa 800 metri, in assoluta sicurezza, in quanto è dotata di un impianto di illuminazione che ne permette un agevole transito. Trattandosi di un’opera in galleria è necessario indossare un impermeabile e un abbigliamento in grado di riparare dal freddo, anche nel periodo estivo, utili anche una torcia elettrica.
CENNI STORICI
Durante la stasi invernale, la nostra organizzazione difensiva venne rafforzata con lavori in roccia, trinceramenti, postazioni e reticolati, in previsione di altri e più massicci attacchi.
La nostra sistemazione sul Grappa era assai difficile perché eravamo ormai ridotti alle ultime propaggini montane verso la pianura, tanto che il Gen. Conrad definì la nostra condizione: "quella di un naufrago aggrappato a una tavola di salvataggio, per cui sarebbe bastato mozzargli le dita per vederlo annegare".
Ma doveva fare i conti con la tenacia e il valore dei nostri soldati.
Venne aperta nella viva roccia, al di sotto della cima del massiccio, la famosa galleria Vittorio Emanuele III.
L'opera - vero capolavoro d'ingegneria militare - fu dotata di formidabili postazioni di artiglieria in caverna e di sbocchi offensivi per i contrattacchi.
Il piano nemico prevedeva di sferrare con una armata - la 11a - l'attacco principale dagli Altopiani e dal Grappa per giungere, attraverso la piana di Vicenza, alle spalle delle nostre difese sul Piave che la 5 e 6 Armata austro - ungarica avrebbero attaccato frontalmente.
La grande battaglia, dall'Astico al mare, che prese poi il nome di Battaglia del Solstizio, si accese nella notte del 15 giugno 1918. Fu improvvisa ma non inattesa dal nostro Comando Supremo che, avuto sentore delle intenzioni del nemico, riuscì a far scatenare un potente tiro di contro preparazione quasi contemporaneamente a quello di preparazione delle artiglierie nemiche, riducendone sensibilmente gli effetti distruttivi. Sul Grappa, nell'attacco che ne seguì, gli austriaci, protetti da una fitta nebbia, riuscirono a irrompere nelle nostre prime linee del IX C. A. e raggiungere Col del Miglio e Col Moschin, spingendo pattuglie fino al Ponte San Lorenzo.
Anche al centro, nel settore del VI C.A., il nemico attacca direttamente Cima Grappa da più direzioni; a destra, nel settore del XVIII Corpo, dopo ripetuti attacchi e contrattacchi, riesce ad affermarsi sulla linea Solarolo - Valderoa.
Ma la sua irruenza viene subito bloccata e nella giornata successiva, il 16 giugno, i nostri irresistibili contrattacchi riescono a ricacciare il nemico da quasi tutte le posizioni conquistate.
Sul basamento della colonna romana collocata a Ponte San Lorenzo, la nostra vittoriosa reazione è ricordata dall'epigrafe: "Qui giunse il nemico e fu respinto per sempre il 15 giugno 1918".
Il Comando Supremo, nel citare all'ordine del giorno l'eroico comportamento dell'Armata del Grappa, così dice nel bollettino di guerra del 18 giugno: "ciascun sodato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla Patria".
Le 640 medaglie al valor militare concesse per quella battaglia, di cui 486 a sodati, ne sono la luminosa dimostrazione. La vittoriosa conclusione della battaglia difensiva ebbe un effetto determinante per l'esito della dura guerra contro l'Impero austro - ungarico.
LA BATTAGLIA DIFENSIVA
Il compito affidato all'Armata del Grappa era quello d'irrompere nel solco feltrino per facilitare l'azione dei rottura delle Armate 8 e 10 dal Piave verso Vittorio Veneto.
All'alba del 24 ottobre 1918 venne accesa - questa volta per nostra iniziativa - la terza battaglia del Grappa. La battaglia, preceduta dal violento tiro di preparazione della nostra artiglieria, si sviluppa sull'Asolone, Cima Pertica, Osteria del Forcelletto, Prassolan e Valderoa, dove d'impeto vennero raggiunti importanti successi, nonostante la tenace difesa e i ripetuti contrattacchi mossi dal nemico il 27 e 28 ottobre, contro il Pertica e il Valderoa.
Il 29 ottobre la 4 Armata, in concomitanza della grande battaglia offensiva del Piave, balza in avanti in tutti i settori, irrompe come una valanga sul nemico e ne travolge ogni residua resistenza.
Alle ore 15 del 3 novembre (ora dell'armistizio) l'Armata raggiunge la linea Borgo in Val Sugana - Fiera di Primiero in Val Cismon.
La battaglia è vinta! L'Armata del Grappa ha ben assolto il compito che la Patria aveva a essa affidato
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